Cosa fare e come organizzarsi per scoprire le bellezze di Napoli
Ed eccoci a Napoli.
Ormai lo sapete, ogniqualvolta ci è possibile cerchiamo di evadere anche solo per qualche giorno dalla routine quotidiana e questa volta la nostra scelta è ricaduta su Napoli. Un weekend intenso (2 giorni e 1 notte) in cui ci siamo prefissati di scoprire e vivere appieno il centro storico della città e alcune particolari bellezze, a nostra detta, assolutamente da non perdere.
Siamo partiti con in testa questa tanto citata frase: “Napoli o la ami, o la odi” e dobbiamo dirvi, con tutta franchezza, che non solo noi ce ne siamo innamorati, ma bensì, non abbiamo trovato proprio il benché minimo motivo per odiarla.
Come sempre i nostri pregiudizi li abbiamo lasciati a casa e abbiamo lasciato che ogni cellula di Napoli ci travolgesse e ci trasportasse alla scoperta di questa città da sempre definita tanto bella quanto difficile, particolare e controversa.
Partiti da Venezia il sabato mattina con un praticissimo volo Easyjet, giungiamo all’aeroporto di Copodichino in circa 1h, da lì prendiamo il comodo Alibus che in circa 15 minuti (costo 4€) ci porta alla Stazione Centrale di Napoli in Piazza Garibaldi, da qui prendiamo poi la linea M1 della metro che in quattro fermate, direzione Piscignola, ci lascia in Piazza Dante, nel cuore del centro storico di Napoli.
Proprio qui, in Piazza Dante, si trova il B&B Le 4 Stagioni Dante’s Suites in cui abbiamo deciso di alloggiare per l’ottima posizione strategica in cui si trova, rappresenta infatti un ottimo punto di partenza per poter sviluppare l’itinerario che ci porterà poi, a piedi, tra le vie della città a scoprire le bellezze di Napoli.
Il B&B Le 4 Stagioni Dante’s Suites ha fin da subito suscitato in noi una certa curiosità in modo particolare per le sue originali stanze, ogni Suites come del resto l’intera struttura, è infatti eco-sostenibile ed arredata interamente con materiali di recupero rivisitati in chiave moderna. Oltre a ciò, ci ha incuriosito il fatto che questo magnifico B&B si trova proprio nel palazzo storico in cui un tempo ha vissuto il famoso Principe Antonio De Curtis, in arte Totò.
—> Ve ne parliamo meglio [QUI] <—
Le nostre prime impressioni, fino ad ora: beh…Napoli sa di pizza! 🙂 Non ridete, è proprio così… scendiamo dall’aereo e sa di pizza, scendiamo dall’autobus e sa di pizza, arriviamo in piazza Dante e sa ancora più di pizza! Ma, rimandiamo le degustazioni culinarie e partiamo per la nostra esplorazione:
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Giorno 1:
Sapendo che il centro storico di Napoli è diviso e tagliato in decumani e cardini, decidiamo di partire proprio da Piazza Dante, una delle più importanti piazze della città, in cui attraverso port’Alba, situata nel lato nord della piazza, si accede al Decumano maggiore. Qui a destra troviamo subito la piccola Piazza Bellini, ritrovo d’eccellenza per i giovani alla ricerca di un posto carino in cui fare l’aperitivo, proseguiamo per la particolare “Via delle librerie” e giungiamo in Via dei Tribunali dove, in Piazza S. Gaetano affianco alla Basilica di S. Paolo Maggiore, troviamo la prima tappa del nostro itinerario: Napoli Sotterranea.
Un accesso al quanto singolare, ci conduce a circa 40 metri di profondità, in un percorso di circa 2 ore alla scoperta del sottosuolo di Napoli, si tratta della visita guidata a Napoli Sotterranea. Come è noto a molti, Napoli è una vera e propria città sopra la città e fu essa stessa costruita molti secoli fa proprio con il tufo giallo estratto dalle sue stesse viscere. Inizialmente le cave furono scavate proprio per estrarre questo particolare e resistente tufo giallo e in seguito impiegate e rese impermeabili come acquedotto cittadino in epoca greco-romana. Un viaggio a ritroso nel tempo fino a 2.400 anni fa per scoprire la storia del sottosuolo di Napoli visitando gli antichi acquedotti romani, i pozzi e quelli che furono i rifugi antiaerei durante la Seconda Guerra Mondiale. Di Napoli tutti ne conoscono le opere d’arte e ne apprezzano le bellezze architettoniche ma ben pochi conoscono questo particolare aspetto e la storia che si nasconde proprio nel suo stesso ventre. Un mondo a parte, isolato e silenzioso, quasi del tutto inesplorato e in minima parte visibile che si collega e si confonde con il reticolato cittadino di Napoli in superficie. All’interno della visita, accedendo ad un tipico basso napoletano, le abitazioni a livello strada della Napoli contemporanea, arriviamo in ciò che rimane di in un teatro romano nascosto, in cui un tempo si esibì Nerone in persona nel 64 d.C. e con un po’ di immaginazione percepiamo quanto fosse stato davvero grande ed imponente questo teatro, ne percorriamo i corridoi delle quinte e giungiamo in quel che resta della “summa cavea” ovvero l’anello superiore della gradinata del teatro e pensate che questo spazio, fino a pochissimo tempo fa, era la il laboratorio di un falegname. Assurda e stupefacente l’idea di entrare in un’abitazione o in una bottega e ritrovarci all’interno di un teatro greco-romano, una tappa obbligatoria per scoprire l’altro volto di Napoli.
Le visite sono guidate e si svolgono tutti i giorni con partenze alle 10:00, 11:00, 12:00, 13:00, 14:00, 15:00, 16:00,17:00 e 18:00 e il giovedì sera alle ore 21:00 (al raggiungimento di minimo 10 persone), costo € 16. Info: www.napolisotterranea.org
Proseguiamo via dei Tribunali fino all’incrocio con via Duomo, in cui svoltiamo a destra e giungiamo proprio al Duomo di Napoli, una basilica monumentale in stile gotico in cui sono custodite le reliquie di S. Gennaro, il santo patrono più importante tra i 52 santi patroni protettori della città di Napoli.
Torniamo nei nostri passi, in via dei Tribunali di fronte a Piazza S. Gaetano (Napoli Sotterranea) e svoltiamo in Via San Gregorio Armeno, una stretta viuzza tutta incentrata sul tema dei presepi e sulla natalità religiosa. Un luogo in cui vengono esposti migliaia e migliaia di simboli religiosi e scaramantici e che i turisti amano fotografare ed immortalare. Qui abbiamo scoperto la storia del presepe, come riconoscere il vero ed autentico presepe napoletano tra le altre rappresentazioni e che cosa sono gli “scarabattoli”, ovvero delle teche di vetro in cui venivano esposti i presepi nel 1700, quando appunto questa rappresentazione visse il suo periodo d’oro, in cui uscì dalle chiese e divenne un oggetto ornamentale religioso nelle case degli aristocratici.
Arriviamo così in via S. Biagio dei librai ovvero su “Spaccanapoli”, volgarmente chiamata così in quanto questo decumano inferiore spacca letteralmente in due, con una linea perfetta, il centro storico di Napoli. Camminare su Spaccanapoli ci fa vivere ed assaporare il fascino più vivo e caotico della città, l’intera strada è piena di tradizionali pizzerie e pasticcerie dove gli odori sono forti e l’acquolina in bocca viene a qualsiasi ora della giornata e in pochi passi raggiungiamo alcuni dei monumenti e chiese più importanti e celebri del centro storico come la Cappella di San Severo, in piazza S. Domenico Maggiore, in cui si trova la famosa opera: Il Cristo Velato.
L’enigmatica e particolare Cappella di Sansevero, fondata alla fine del Cinquecento, rappresenta uno dei più singolari monumenti realizzati dall’uomo, specie da quando ci mise mano e ingegno Raimondo di Sangro settimo principe di Sansevero, nonché alchimista e Gran Maestro della Massoneria del Regno di Napoli. Egli commissionò una serie di opere simboliche e sorprendenti che ancora oggi si possono ammirare all’interno della cappella, come il celebre Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, una rappresentazione marmorea che ritrae il Cristo steso con addosso gli evidenti segni della crocifissione, il suo corpo è ricoperto da un leggero e delicato panno e l’effetto ottico che regala pare esser tutto fuorché scolpito nel marmo.
La cappella è aperta tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 9.30 alle 18.30, costo €7.
Proseguiamo su “Spaccanapoli“, in via S. Benedetto Croce, svoltiamo leggermente a sinistra e seguiamo le indicazioni per il Monastero di Santa Chiara in cui rimaniamo a bocca aperta per la bellezza di uno dei suoi chiostri, ovvero il Chiostro Maiolicato o Chiostro delle Clarisse, un tripudio di colori vivaci e sgargianti che raffigurano scene e paesaggi di Napoli in un curato e rigoglioso giardino ricco di aranceti.
Visitiamo quindi la Chiesa di Santa Chiara, in stile gotico e subito dopo la Chiesa del Gesù Nuovo, posta proprio di fronte ma che si contrappone nettamente all’altra con il suo perfetto stile barocco, intrisa di marmi e pietre preziose. Continuiamo la nostra passeggiata alla scoperta delle meraviglie di Napoli lungo “Spaccanapoli” fino ad arrivare in via Toledo, un delle principali e più commerciali vie dedicate allo shopping della città e che, in circa 1,5 km, ci conduce da Piazza Dante fino a Piazza Trieste e Trento e da lì in Piazza del Plebiscito, una delle più grandi piazze italiane e in cui troviamo Palazzo Reale. Concludiamo con una passeggiata nel lungomare e assaporando un’ottima sfogliatella napoletana, ci dirigiamo nuovamente verso Piazza Dante soffermandoci però alla stazione della metropolitana Toledo, lungo l’omonima via. Questa stazione Metropolitana lungo la Linea 1, inaugurata nel 2012, è diventata un’ambita opera da ammirare per tutti i turisti che giungono a Napoli. Progettata dall’architetto catalano Oscar Tusquets Blanca, è stata definita da molti critici come “la più bella d’Europa”, le sue particolari e sinuose forme e colori richiamano nello specifico gli elementi del territorio: il blu bel mare, l’ocra del tufo e il nero del Vesuvio. Una scenografia che incanta ed impressiona, assolutamente da non lasciarsi sfuggire l’occasione di ammirarla.
Stanchi ma felici, ora quello che ci vuole è una VERA PIZZA NAPOLETANA, che decidiamo di assaggiare dal maestro napoletano della Pizza Gino Sorbillo, nipote di Luigi Sorbillo che negli anni ’30 aprì la Pizzeria Sorbillo in Via dei Tribunali e qui mangiamo in assoluto la pizza più buona della nostra vita. Non a caso, oggi Gino ha fatto conoscere il suo nome in tutto il mondo associandolo alla pizza più tradizionale e più buona di tutta Napoli. Pranzare o cenare da Sorbillo non costa né più né meno di qualsiasi altra pizzeria di Napoli, i prezzi infatti sono davvero molto contenuti nonostante i prodotti eccezionalmente buoni e freschi si facciano apprezzare ad ogni morso. L’unica cosa che dovrete fare sarà armarvi di tanta pazienza poiché, sia a pranzo che a cena, l’attesa per trovare posto varia da 1 a 2 ore circa, attesa che verrà comunque ben più che ripagata ve lo assicuriamo e il servizio all’interno è molto veloce, preciso e gentile.
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Giorno 2
Lasciamo il nostro fantastico, comodo e strategico B&B Le 4 Stagioni Dante’s Suites, situato in pieno centro storico e che ci ha permesso di sviluppare in modo efficiente il nostro itinerario di due giorni a Napoli. In due passi siamo nuovamente in Piazza Dante, pronti ad attendere l’autobus R4, che in poco più di 10 minuti ci porterà in un luogo che da tanto sogniamo di visitare: le Catacombe di San Gennaro, che sorgono tra Capodimonte e il quartiere di Rione Sanità a Nord di Napoli.
Da qui proseguiremo poi a piedi verso le Catacombe di S. Gaudioso (che distano 5 minuti a piedi dall’uscita delle Catacombe di S. Gennaro), per addentrarci poi tra le vie dei quartieri e trovare il meno noto ma forse più suggestivo Cimitero delle Fontanelle.
Le Catacombe paleocristiane di San Gennaro assieme a quelle di San Gaudioso sono un connubio perfetto tra fede, mistero e cultura che si snodano, ancora una volta, in un particolare percorso nel vasto e suggestivo sottosuolo di Napoli.
Partiamo dalla Basilica di San Gennaro Extra Moenia dove attendiamo la guida che ci accompagnerà poi lungo tutto il percorso guidato. Scopriamo che le Catacombe di San Gennaro, le prime che incontriamo, furono scavate attorno al II sec. d.C. e nacquero dalla necessità di avere un luogo di sepoltura che si trovasse, un tempo, all’esterno delle mura cittadine. Inizialmente pagane e successivamente cristiane, le catacombe regalano ancora oggi pregevoli mosaici ed affreschi, tra cui la più antica immagine di San Gennaro risalente al V sec. d.C. oltre che a diverse basiliche sotterranee che, con un po’ di immaginazione, riusciamo a comprenderne la struttura originale. Un vero patrimonio storico che raccoglie a sé secoli e secoli di opere dal II al X sec. d.C. e che, solo di recente, sono state riportate alla luce e rese visibile ai turisti grazie all’associazione La Paranza, nata per la volontà del parroco di Rione Sanità che, con l’aiuto di alcuni giovani volontari, ha deciso di voler riscattare l’identità e il patrimonio artistico presente in questo quartiere appena fuori il centro storico di Napoli.
Le visite guidate alle Catacombe di San Gennaro si effettuano tutti i giorni ogni ora dalle 10 alle 17 e alla domenica dalle 10 alle 13, mentre alle Catacombe di San Gaudioso si effettuano tutti i giorni dalle 10 alle 13. Il costo è di €8 per entrambi gli ingressi. Per info: www.catacombedinapoli.it
Terminata la visita alle Catacombe di San Gennaro (durata circa 1 ora) si hanno due possibilità: o risalire fino a Capodimonte, da dove eravamo partiti, o di raggiungere a piedi, in circa 5 minuti, le Catacombe di San Gaudioso (il ticket vale per un ingresso ad entrambe le catacombe e lo si può utilizzare nell’arco di 12 mesi).
Optiamo per la seconda e raggiungiamo la Basilica di Santa Maria della Sanità, l’ingresso alle Catacombe di San Gaudioso si trova proprio al suo interno, dove ad attenderci c’è un’altra guida che ci accompagna nuovamente tra i cunicoli di Napoli sotterranea. Diversamente dalle Catacombe di San Gennaro, quelle di San Gaudioso sono molto più piccole, anguste e contenute ma non hanno davvero nulla da invidiare alle prime, anzi, la storia di queste ultime ci ha lasciato davvero a bocca aperta. Qui il sacro incontra il profano e in questi luoghi di sepoltura “per nobili” la fantasia dei domenicani ha un tempo, durante l’epoca della Controriforma, davvero superato ogni limite di immaginazione. Macabri affreschi del ‘600, misteriose tombe, teschi umani murati, bizzarre pratiche “purificatrici” e superstizione si celano nel misterioso passato, al di sotto delle fondamenta del della Basilica di Santa Maria della Sanità.
Con un po’ di sgomento e parecchio stupore terminiamo la visita alle Catacombe di Napoli (a breve riapriranno anche le Catacombe di San Severo) e non ci resta che terminare questa giornata particolarmente mistica e suggestiva con il Cimitero delle Fontanelle, scoperto quasi per caso con qualche ricerca nel web.
Uscendo dalla Basilica di Santa Maria della Sanità, svoltiamo a destra e percorriamo prima via Sanità e poi via delle fontanelle per circa 1 km, dopo la Parrocchia di S. Maria del Carmine, ci ritroviamo proprio all’ingresso del Cimitero delle Fontanelle, l’accesso è libero e scopriamo che l’intero cimitero è situato all’interno di un enorme cava di tufo, scavata appena qualche metro al di sotto del manto stradale. Un luogo molto suggestivo e per qualche verso forse anche un po’ macabro, in cui sono ammassati, allineati e disposti in file perfette migliaia e migliaia di teschi umani senza nome, che un tempo (e probabilmente non solo un tempo) venivano utilizzati come simboli di culto ai quali rivolgere le proprie preghiere o a cui fare voto, specie nel periodo della Seconda Guerra Mondiale come testimoniano le date incise su numerose teche. Lumini, candele, monete e oggetti veri testimonino un culto dei morti e una tradizione legata a questi riti forse non proprio oltrepassata e ancora una volta religione, mistero e superstizione convivono in un silenzioso colloquio.
Sono stati due giorni particolarmente intensi per noi ma Napoli è stata davvero speciale, ci ha regalato e fatto scoprire cose di cui ignoravamo completamente l’esistenza, ci ha fatto innamorare dei suoi colori e dei suoi sapori, della sua vivacità e del suo essere eccessiva in tutto.
E dobbiamo ammetterlo, è proprio azzeccata la frase: “Vedi Napoli e poi…muori” ma, aggiungiamo noi:
“Vedi Napoli e poi…muori, dalla voglia di rivederla”
Qui le mappe dei nostri itinerari:
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